Studiare i meccanismi dell’invecchiamento per mettere a punto nuovi farmaci per le malattie tipiche dell’età avanzata

L’invecchiamento della popolazione rappresenta il più grande fattore di rischio per lo sviluppo di malattie croniche, che impattano negativamente sulla società perché richiedono cure, a volte ospedalizzazione e sostegno a lungo termine per i malati, con conseguenti costi elevati. L’Italia detiene il record negativo del più alto numero di anziani in Europa: l’ISTAT stima che entro il 2043 circa il 32% della nostra popolazione avrà più di 65 anni .

L’invecchiamento determina cambiamenti fisiologici e complicazioni metaboliche che generano una condizione definita “fragilità omeostatica” che predispone allo sviluppo di malattie croniche, degenerative e reumatiche. Per questo l’età avanzata è considerata il maggior fattore di rischio per lo sviluppo di malattie come, ad esempio, l’artrosi (detta anche osteoartrite), legata ad un aumento di peso, maggiore lassità dei legamenti e perdita di tono muscolare.

L’artrosi influisce negativamente sulla qualità della vita: può generare disabilità motorie anche gravi che spesso rendono impossibile svolgere anche i gesti quotidiani più comuni. Ancora oggi il trattamento dell’artrosi si basa prevalentemente sull’esercizio e sulla rieducazione ad uno stile di vita sano, mentre i trattamenti farmacologici spaziano da antidolorifici ad antinfiammatori che includono paracetamolo, antinfiammatori non steroidei sistemici o topici, iniezioni intrarticolari (corticosteroidi, acido ialuronico) e, in alcuni casi, trattamenti più aggressivi che possono causare gravi effetti collaterali. Nei casi di maggiore disabilità inoltre, possono rendersi necessarie terapie fisiche, fisioterapie o chirurgiche .

Purtroppo, non esistono al momento farmaci specifici per la cura dell’artrosi. Fondamentale, quindi, approfondire le nostre conoscenze in laboratorio studiando i meccanismi responsabili dello sviluppo di questa malattia, così da individuare specifici bersagli per lo sviluppo di farmaci innovativi.

Ad esempio sappiamo che alcune vie metaboliche, come quella sostenuta dal sistema ‘visfatina’ (NAMPT), NAD+ e Sirtuina 1, forniscono una connessione funzionale fra metabolismo cellulare e risposte infiammatorie/immuni, garantendo l’omeostasi cellulare e l’integrità dei tessuti. NAMPT è stato infatti definito come modulatore centrale dell’immuno-metabolismo, sia in condizioni di stress acuti sia durante l’invecchiamento. Si è osservato che, nell’anziano, i livelli di espressione di NAMPT diminuiscono facendo ipotizzare che il calo di NAMPT possa favorire l’insorgenza di patologie infiammatorie e metaboliche. Al fine di comprendere il possibile ruolo di NAMPT nella fragilità dell’anziano, il laboratorio di Immunologia Molecolareanalizza specifiche popolazioni di globuli bianchi nel sangue periferico e nel liquido sinoviale di pazienti di età diverse affetti da osteoartrite.

Obiettivo finale del progetto di ricerca è dimostrare il ruolo chiave della carenza di NAMPT nei disturbi metabolici e infiammatori e nello sviluppo della “fragilità omeostatica” dei soggetti anziani, e quindi stabilire se il sistema NAMPT/NAD+/SIRT1 può rappresentare un nuovo bersaglio molecolare per la cura dell’artrosi.

 

Prof. Antonio Sica

Laboratorio di Immunologia Molecolare