La ricerca per riparare i tendini della spalla

castagnaRiconoscere precocemente i segnali che portano alla degenerazione dei tendini della spalla, in modo da prevenire, con terapie specifiche mirate, questo problema che affligge i 2/3 delle persone al di sopra dei 60 anni. È l’obiettivo del progetto di ricerca del dott. Alessandro Castagna, sostenuto con il 5×1000. Ecco a che punto è.

La spalla è l’articolazione che, nel nostro corpo, presenta la più ampia capacità di movimenti, guidati e condizionati da un sistema anatomico e funzionale molto sofisticato. La cosiddetta “cuffia dei rotatori” della spalla gioca un ruolo molto importante da questo punto di vista: è costituita dall’insieme di quattro tendini che si inseriscono sulla testa dell’omero in posizioni diverse, trasferendo la forza muscolare dinamica all’articolazione, e di conseguenza ne determinano il movimento. Questi tendini possono subire lesioni di natura sia traumatica che degenerativa, poiché con il passare del tempo vanno naturalmente incontro ad usura. La patologia dei tendini della cuffia dei rotatori coinvolge un numero enorme di persone, portando spesso ad un significativa riduzione della qualità della vita a causa del dolore e della limitazione funzionale.

“La chirurgia – spiega il dottor Alessandro Castagna, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia della Spalla in Humanitas – interviene riparando questi tendini con tecniche mini-invasive. Tuttavia, al di là della tecnica, i risultati sono molto influenzati dalla condizione biologica di base: età e stile di vita del paziente, cronicità della lesione, grado di atrofia muscolare. Questa evidenza sta spostando l’attenzione dei ricercatori verso le cause intrinseche che portano alla rottura dei tendini della cuffia, interpretandola quasi come una malattia del tendine.
Il tessuto che costituisce i tendini necessita di un equilibrio biologico molto sofisticato, che quando si altera ne genera il progressivo indebolimento e quindi il cedimento strutturale. Lo studio di questi processi è ormai avviato: si conosco molte delle sostanze che aggrediscono l’ultrastruttura dei tendini della cuffia, e si sta tentando di capire come identificare ed attivare dei loro inibitori. In altre parole, si cerca un modo per curare preventivamente il tendine prima che si ammali gravemente e si rompa”.

Proprio questo è l’obiettivo del progetto di ricerca del dott. Castagna sostenuto con i fondi del 5×1000: approfondire gli studi per riconoscere precocemente gli indicatori dell’inizio di questo processo e curarlo come si farebbe con un influenza o un polmonite: usando delle terapie specifiche mirate. “Anche grazie ai fondi del 5×1000 – conclude il dottor Castagna – possiamo portare avanti uno studio che, innovativamente, apre una finestra prospettica su una possibile terapia non chirurgica di questo diffusissimo problema. Dopo i 60 anni, infatti, la patologia dei tendini della cuffia dei rotatori interessa infatti circa i 2/3 delle persone sane, sia pure non sempre in modo particolarmente sintomatico o invalidante”.