La ricerca per il cuore delle donne

presbiteroStudiare a fondo le differenze del cuore femminile, così da definire strategie di prevenzione e approcci di cura differenti. E stilare precise indicazioni terapeutiche prima, durante e dopo la gravidanza per le donne cardiopatiche. La dott.ssa Patrizia Presbitero illustra il progetto di ricerca per il cuore delle donne sostenuto con i fondi del 5×1000.

Il cuore delle donne e quello degli uomini sono fra loro molti diversi, e necessitano di strategie di prevenzione e approcci di cura differenti. Il muscolo cardiaco femminile, proprio perché meno esposto a malattie coronariche quando è giovane, in tarda età fatica di più a riprendersi da un infarto, un’angina o da un intervento di by pass o angioplastica. Poi però paradossalmente a distanza di tempo le donne trattate per coronaropatia vanno meglio sia come sopravvivenza che come possibilità di riammalarsi.

Il progetto di ricerca coordinato dalla dott.ssa Patrizia Presbitero, responsabile di Emodinamica e Cardiologia Interventistica in Humanitas, e sostenuto con i fondi del 5×1000 si pone proprio l’obiettivo di studiare a fondo le differenze del cuore femminile, così da comprendere come riconoscere e trattare la coronaropatia, l’infarto miocardico e altre anomalie cardiache nella popolazione femminile.

“Mentre in età fertile le donne sono poco soggette alle malattie cardiovascolari perché protette dagli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili prodotti durante il ciclo mestruale che proteggono le arterie – spiega la dott.ssa – con la menopausa cessa la produzione di questi scudi naturali. Ne consegue l’inizio del processo aterosclerotico dopo la menopausa. Se a questo si aggiunge uno stile di vita sbagliato (sedentarietà, fumo di sigaretta) la coronaropatia può avvenire nella donna quasi senza segnali e ad un’età in cui è più difficile mutare radicalmente le proprie abitudini.
Nelle donne una malattia ostruttiva coronarica, che comporta la totale o parziale occlusione dei vasi che portano il sangue al cuore, è più probabile dopo i 70 anni, mediamente una decina d’anni più tardi rispetto agli uomini. Ciò rende gli interventi più difficili per la presenza di comorbidità. I dati statistici segnalano un numero crescente di donne anziane affette da cardiopatia ischemica. Oltre ad essere più anziane, le donne candidate ad un intervento di by pass o di angioplastica soffrono più spesso di diabete rispetto agli uomini (il 30% contro il 14%), sono ipertese (il 60% delle donne sopra i 75 anni, contro il 30% degli uomini) e quindi il muscolo cardiaco essendo molto più spesso sopporta peggio l’ischemia proveniente dal restringimento delle coronarie.

Un altro obiettivo dello studio sostenuto con i fondi del 5×1000 è stilare precise indicazioni terapeutiche prima, durante e dopo la gravidanza per le donne cardiopatiche, cui fino a poco tempo fa veniva sconsigliata la maternità. “Parliamo di donne con problemi cardiaci non gravi – specifica la dott.ssa Presbitero – quali lievi-moderate ostruzioni delle valvole cardiache o delle coronarie, e che hanno subito piccoli infarti o interventi per correggere difetti cardiaci congeniti. Oggi, grazie alle più moderne tecniche quali la valvuloplastica aortica o mitralica, l’angioplastica coronarica e la cardiochirurgia, nella maggior parte delle cardiopatie è possibile portare avanti una gravidanza senza gravi conseguenze per il feto e la madre. E’ necessario però attenersi a parametri, modalità e tempi ben precisi.
Rimangono, invece, poche malattie cardiovascolari da considerasi ancora pericolose per la vita della madre o del feto, per le quali è sconsigliabile quindi affrontare una gravidanza: l’ipertensione polmonare, le cardiopatie con scompenso, la sindrome di Marfan con grave dilatazione della aorta ascendente, le cardiopatie cianogene e le ostruzioni molto gravi delle valvole cardiache”.