Il ruolo cruciale dell’Immunologia nella Medicina del presente e del futuro

Mantovani-Alberto366x420VAbbiamo immaginato per decenni le varie malattie fra loro assai diverse e distanti. La ricerca e le scoperte in ambito immunologico stanno facendo crollare questi confini: condizioni un tempo ritenute estranee come i tumori, le malattie cardiovascolari e quelle neurodegenerative, l’obesità e il diabete, hanno in comune una componente infiammatoria. Alberto Mantovani, presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca e professore di Patologia Generale all’Università degli Studi di Milano, è tra i pionieri della ricerca in questo campo. “La ricerca in Immunologia è uno dei componenti della rivoluzione biomedica che caratterizza la Scienza della fine del secondo millennio e dell’inizio del terzo. Le scoperte effettuate in ambito immunologico hanno infatti avuto un impatto profondo sulle conoscenze scientifiche in generale e sulla Medicina in particolare, causando radicali cambiamenti in diversi settori: genomica, diagnostica, terapia e prevenzione. E cambiando il modo stesso in cui guardiamo alle malattie, facendoci comprendere che perfino malattie ritenute assai distanti dall’ambito immunitario (infarto del miocardio, malattie degenerative del cervello e tumori) hanno una forte componente infiammatoria”.

Qual è il legame tra infiammazione e cancro?

“E’ duplice. Da una parte alcune forme croniche di infiammazione in determinati organi favoriscono l’insorgere del tumore: ad esempio la malattia infiammatoria intestinale, che rappresenta un terreno favorevole per il cancro del colon-retto. Dall’altra parte un tumore, indipendentemente dal fatto che sia stato o meno concausato da un’infiammazione precedente, per crescere crea un ambiente infiammatorio: è il caso del carcinoma della mammella. Alcune cellule dell’immunità, in particolare i macrofagi, si comportano nei tumori come “poliziotti corrotti” che invece di combattere ed arrestare il cancro lo aiutano a proliferare indisturbato”.

In quali altre malattie l’infiammazione gioca un ruolo così importante?

“In molte. Quelle cardiovascolari, ad esempio. L’aterosclerosi, che costituisce la loro base, è una forma di infiammazione che non si risolve. Perciò si usano marcatori dell’infiammazione come la proteina C reattiva per avere un’indicazione di massima sul rischio cardiovascolare. Anche le patologie degenerative del sistema nervoso centrale hanno un meccanismo infiammatorio simile. Un altro capitolo importante è quello delle malattie metaboliche: la riscoperta dell’influenza del metabolismo sul funzionamento del sistema immunitario è una delle frontiere della ricerca. Recenti studi hanno contribuito a chiarire sempre più le ragioni della pericolosità del sovrappeso. Il tessuto adiposo, infatti, è molto più di un semplice deposito di grasso: al suo interno sono presenti anche i macrofagi, produttori di mediatori di infiammazione che hanno un ruolo importante nello sviluppo di malattie legate all’eccesso di cibo, fra cui quelle cardiovascolari, l’obesità, il diabete adulto e il cancro. Ancora più recentemente, poi, è emerso un altro ruolo delle cellule dell’infiammazione: i macrofagi non solo sono a valle del metabolismo ma lo orchestrano, ossia dicono alle cellule del metabolismo come funzionare, e influenzano le azioni (accumulare o bruciare) dei diversi tipi di grasso (chiaro e bruno)”.

Dal punto di vista terapeutico quali sono le aspettative di questo cambiamento di visione?

“Ci saranno cambiamenti importanti. Alcuni si sono già verificati: la messa a punto di strategie che bloccano alcune ‘parole dell’infiammazione’ hanno cambiato la qualità di vita delle persone affette da malattie come l’artrite reumatoide o le malattie infiammatorie intestinali”.

E sul fronte della lotta ai tumori?

“Diversi studi hanno mostrato il ruolo di un comune farmaco antinfiammatorio, l’aspirina, per prevenire i tumori, ma questi studi non sono tali da consentirci di raccomandarla come prevenzione a tutti. Ma queste ricerche sono solo la punta dell’iceberg: in tutto il mondo la comunità scientifica studia come fermare o rieducare i nostri “poliziotti corrotti”, i macrofagi. Sono disponibili i primi farmaci che sfruttano questo principio: un anticorpo monoclonale anti-Ctla 4 (recettore espresso su specifici linfociti), è stato approvato negli Stati Uniti e in Europa contro il melanoma. Più in generale, negli ultimi anni gli studi in ambito immunologico hanno aperto le porte ad una nuova frontiera diagnostica e terapeutica, complementare a quella tradizionale, mirata a colpire direttamente la cellula cancerosa: attaccare il microambiente nel quale e grazie al quale il tumore cresce e prolifera. Con queste premesse si stanno sviluppando terapie innovative come i vaccini preventivi, ad esempio per l’epatite B e per il Papilloma virus, efficaci per prevenire i tumori del fegato e del collo dell’utero. E se questa è già la realtà, il futuro è rappresentato dai vaccini terapeutici, basati sull’identificazione e il riconoscimento, da parte del sistema immunitario, di strutture presenti sulla cellula tumorale, e sull’utilizzo di cellule ‘sentinella’ capaci di scatenare la risposta immunitaria. Per ora è una speranza, ma sulla quale si sta lavorando in tutto il mondo, compreso il nostro Paese”.

Altre sfide?

“Prima ancora di quella terapeutica, la sfida è definire al meglio i vari tipi di infiammazione: solo in questo modo sarà possibile agire in modo mirato sulle specifiche “parole dell’infiammazione” che causano o aiutano l’insorgenza delle malattie. Ad oggi, infatti, continuiamo a dare lo stesso nome a cose molte diverse: la risposta infiammatoria che vediamo in una persona allergica con asma, però, è assai diversa da quella che si ha all’interno di un tumore o di una placca aterosclerotica”.